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My Vagina My Pleasure

  • M
  • 9 mar
  • Tempo di lettura: 4 min

Sono le cinque del pomeriggio e tra una mail e l’altra dentro di me si è assemblato un pensiero. Non è un pensiero così poi recente, merita un posto concreto, merita di essere messo nero su bianco.

Proverò come sempre ad usare leggerezza ed ironia, ma questa volta non sono certa di riuscirci del tutto.

Cominciamo.


Donne ma anche vergini, anime predilette alle quali Dio solo basta. Dio, il quale basta, è una figura maschile.

Gesù, anche lui uomo e prediletto ha scelto dodici apostoli, tutti uomini.

La celebrazione della Messa è un atto che richiede il sacramento dell'Ordine, che nella Chiesa cattolica è riservato agli uomini.

Facciamo un passo indietro (lungo duemila anni).

Ad un certo punto della storia arriva Maria, colei che scalfirà nel bene secondo molti, e nel male secondo tantissime di noi, la figura femminile nella tradizione Cattolica e non solo.

Se oggi eleggiamo Miss Italia, all’incirca duemila anni fa viene eletta l’Immacolata vergine Maria, la Miss Vergine delle vergini.

Ve lo assicuro, l’ho letto su una specie di settimanale cristiano, più Vergine di lei proprio non c’era nessun’altra.

Maria in quanto casta e immacolata, rimane in cinta dello spirito santo, anche lui uomo.

A Maria non sono concessi nemmeno dieci secondi di orgasmo e si fila subito in sala parto. Anzi, nella capanna (al freddo e al gelo) da vera guerriera e con il primo posto di migliore delle madri.

Ed eccoci alla Genesi 3:16

Alla donna disse (e a dirlo fu un certo uomo): «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà».

Inevitabile affermare che, in qualsiasi intonazione la si provi a leggere, questo verso suona davvero male.

Il parto, e mi dispiace deludere la narrazione romanticizzata dell’atto, non ci viene regalato come il giorno più bello della nostra vita ma come penitenza. Avete presente Adamo ed Eva, il buon serpente e la mela? (Sì, a quanto pare l’abbiamo raccolta noi).

Quella gonna infatti è corta.  

Vi arriva la famosa frase “Te lo sei andata a cercare?” Ce l’hanno già detto. Secoli fa.

La violenza è strutturale, la radice è culturale, il problema è patriarcale.

Cita questo il cartello di una femminista manifestante.

Ora comprendete quanto sia ben profonda e radicata questa radice?

Il contesto storico e culturale in cui il testo è stato scritto è una società patriarcale, quella di oggi invece come possiamo definirla?

Parliamo della Bibbia. Un testo molto antico e di un certo peso che fino ad oggi ha insegnato, predicato e condotto per secoli la storia delle storie, prima ancora che lo stato diventasse uno stato laico.

Breve cenno storico, l’Italia diventa Stato laico nel 1948. Non poi così presto.

Sebbene l’Italia non sia più uno stato laico respiriamo ancora l’odore del patriarcato come si respira l’umido delle cantine più buie e dimenticate.

Nasciamo peccatrici, il quale corpo è già in partenza il male dell’istinto maschile. Per fortuna però, (avrei voluto scrivere grazie a Dio, dunque ve lo metto tra parentesi) ci sarà l’uomo a far da padrone.

Nasciamo caste, vergini e misericordiose, nel dolore ma anche e forse a questo punto, abbastanza incazzate. Incazzate verso una storia che ci ha fatto nascere sotto una luce sbagliata.

Almeno, io incazzata ci sono nata e ci tengo anche a rimanerci.

Libere e incazzate sono sempre perfetti da indossare come daily wear.

Parliamo allora della Vagina.

Strano come allo stesso organo abbiamo attribuito gioia e dolore.

La vagina del piacere o la vagina sforna bambini? (Giuro non ho trovato altro modo per scriverlo). Domanda lecita e che mi crea sempre un po' di fastidio quando ancora oggi sento parlare di brave donne e quindi brave madri solo coloro che scelgono il parto naturale.

Il senso di colpa. Quanto siamo brave noi donne in questo? Dimostrare che non solo sappiamo sopportare il dolore, ma è anche il giorno più bello della nostra vita.

Ma insomma, a voi non sembrano una figata dieci, venti, quaranta punti di sutura?

Un carnevale di Rio o no? Allora mi domando: Sono Donna in quanto Donna o Donna in quanto Utero? E che succede se il mio utero non funziona?

Che succede se nel mio essere Donna non risiede il mio essere Madre?

Che ruolo e valore mi attribuirà questa società se decido di essere Donna ma non Madre? E se decido di essere madre senza la soffereza del parto naturale?

Non giriamoci intorno, questa tema è caldo, le donne che scelgono di non procedere con il parto naturale sono schernite e spesso dalle stesse donne.

Perché lo hanno fatto le nostre madri, le nostre nonne e bisnonne e allora dobbiamo farlo anche noi per dimostrare quanto siamo delle brave madri. Le nostre nonne, quelle di molte di noi, le stesse che rimanevano in silenzio, le stesse che non hanno avuto la nostra voce, se non per dire sempre sì.

Sì, perché dire no voleva dire violenza.

Quanto vorrei ancora la Murgia e la Fallaci e i megafoni in tutto il mondo a tutto volume.

Il diritto all’aborto, il diritto di scegliere, il diritto di essere Donna, Madre o non Madre, il diritto di provare piacere e non per forza dolore.

My Vagina My Pleasure. Su richiesta (sicura che ci saranno) introdurrò in collezione delle t-shirt.

Sempre su richiesta, continuate ad essere incazzate. Belle, frivole e incazzate.

C’è un problema di fondo con la donna, il suo corpo ed il sesso. Con il peccato, la tentazione e la privazione. La demonizzazione del corpo della donna, tentatrice e vittima.  Tentratrice e/o vittima sempre secondo la narrazione degli altri.

Il paradiso non mi spetta, non mi sono genuflessa. In sottofondo Levante a tutto volume.

Ma ho una "buona notizia", il Vangelo ci alleggerisce e ci dice:

Vangelo (Gv 16,20-23) La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. (Un uomo, viene al mondo un uomo).


In quanto a ieri,oggi e domani, tenetevi pure le mimose e dateci i Diritti, il posto che scegliamo di avere nel mondo e poi il piacere, piacere a non finire.


My Vagina, My Plaeasure.



 
 

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