top of page

Il fatto di non sposarmi è una possibilità che in qualche modo potresti valutare per il resto della tua vita?

  • M
  • 23 feb
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 24 feb

Quattro matrimoni e un funerale, battuta finale.

Pausa di riflessione. Lunga, lunghissima. (Eccoci, mi sto grattando la testa).

Mi gratto la testa perché la proposta mi sembra romantica ed allettante, quasi mi commuovo, eppure mi lascia qualche dubbio.

Mi sento come quella volta che il mio fidanzatino delle medie, prima di diventarlo mi passò un bigliettino al cinema con scritto “Ti vuoi mettere con me?” Risposi “Non lo so”.

Non la prese troppo bene ma contestualizzi il fatto che non lo sapevo perché non ci eravamo ancora baciati. Insomma, io a tredici anni avevo le idee molto chiare. Prima mi baci e se mi piace ci mettiamo insieme. Ci mettemmo assieme e presi anche le prime e (non ultime) corna della mia vita, ogni tanto si faceva un giro di lingue con le sue compagne di classe e poi tornava ed io lo riprendevo. Una brutta abitudine che ho maturato molto presto.

Prima domanda:

Ci ostiniamo a romanticizzare l’impossibile da secoli o il romanticismo ha bisogno di qualche regola? Le regole si fanno in due o le troviamo pronte all’uso?

Tutte, almeno una volta, abbiamo sognato l’abito bianco, il castello, le tende leggere, il vento sulla spiaggia, la torta a tre piani piena di zucchero e lamponi, le cascate di champagne, il discorso, l’amore eterno, le amiche della sposa, il filmato strappalacrime, la cabriolet fuori dalla chiesa, i fiori, la scelta dei fiori, il lancio dei fiori.

Quest’ultimo sempre scampato con grande maestria a quanto pare sta funzionando bene.

Mi sento di fare una parentesi molto importante: Mie care amiche, nel caso succedesse per davvero, vi prego, nessun filmato, in cambio vi giuro di non farvi indossare nessun abito color rosmarino denutrito.

Inoltre, ad alcune spose dovrebbero vietare la scelta dei vestiti per le damigelle. Come mi sentirei di vietare il sacchetto Primark il sabato pomeriggio in Via della Spiga o in generale nella vita. Posso fare un appello da qualche parte? Fatemi sapere, grazie.

Continuiamo e non perdiamoci. (magari nel prossimo articolo vi spiego cosa intendo per un abito color rosmarino denutrito)

Dunque, a questo punto, in questa vita, se tutto va bene, se tutto va secondo i piani, troveremo la nostra anima gemella, l’abito bianco ed il catering perfetti, un figlio, un secondo figlio, un cane a pelo corto, un mutuo, un lavoro, la foto di famiglia da postare, il contratto a tempo indeterminato, un abbonamento in palestra, il panettone sotto l’albero, la promozione, la seconda casa, il mal di testa, l’amante, “però avevamo giurato che sarebbe stato per sempre” o no?

Eccoci qua. La favola finisce laddove scopriamo la Vita.

La Vita fatta di imperfezioni, promesse non mantenute e il “non tutto va secondo i piani”.

La Vita e l’amore hanno bisogno di spazio (Lo avevo già detto e lo ridirò ancora tantissime volte). Fondamentale e di vitale importanza: lasciare spazio alla Vita. Lo spazio che le serve per sorprenderci e meravigliarci: imprevisti fuori rotta.

Portami dove vuoi tu. Portami a sentire il mare.

Se l’amore avesse un sapore sarebbe senz’altro il sale agli angoli della bocca e la pelle che sa di mare.

Ma io volevo baci, baci larghi come oceani. (Lo dissi molti anni fa a un ragazzo che mi lasciò)

Romantiche, incontentabili, diffidenti e ricercatrici, l’abito bianco sembra non ci basti più. Forse non è mai bastato.

Individualiste o romantiche carrieriste? 

Che fine hanno fatto allora i fiori?

I fiori, le buone maniere, le lettere. La pelle e gli sguardi. Ti va di ballare?

Per scrivere e schiarirmi l’idea sul tema matrimonio, ho avuto bisogno di dialoghi di confronto, mi servivano letture diverse sull'argomento. Ho chiesto ad una cara amica sposata e con qualche meraviglioso anno di vita in più: Perché ti sei sposata? L’amore non bastava?

“Sai, l’amore, la relazione, è per me un luogo dove stare comoda, il mio posto dove sentirmi accolta senza giudizi ed essere me stessa a tutti gli effetti. Il matrimonio è un manifesto, dichiarare nero su bianco un amore, suggellare una relazione che ti lega all’altro e che ti farà pensare, quando i momenti di burrasca arriveranno (perché arrivano sempre, la famosa Vita e gli imprevisti fuori rotta), di sviscerare una situazione piuttosto che mandarla a quel paese.

Scegliere, scegliersi. Un atto di estremo coraggio.”

Questa visione mi appare nuova, disarmante e bellissima. Mi suona anche adulta e molto matura. Il tema dell’essere adulti lo sto sviscerando seduta dopo seduta con la mia psicoterapeuta e no, non c’entra nulla con l’età.

Mi domando allora: Abbiamo ancora quel coraggio? O meglio, avrò mai quel coraggio? Suggellare la mia persona a qualcun altro? Nella buona e nella cattiva sorte?

Tutto questo mi suona bellissimo e un pò terrificante.

In amore vince chi fugge o chi resta?

Così, dopo qualche bicchiere di vino e con questo quesito nella testa mi sono incamminata in via Sant’Andrea ad osservare le vetrine, ma soprattutto le persone dentro i negozi e poi gli sguardi, i capelli, i cappotti e l’andatura di chi passeggiava. Amo osservare le persone come camminano insieme ai loro vestiti.

Ma non dilunghiamoci.

Il fatto è che, ad un certo punto sento un richiamo fortissimo. Entro in un palazzo, raggiungo la fine dell’atrio e mi trovo davanti ad un sogno: In vetrina c’è un Giambattista Valli. Mi innamoro perdutamente, senza sé e senza ma di quell’abito, che non è bianco e neppure da sposa ed assomiglia ad un bellissimo giardino. Mi immergo così profondamente nella visione che mi sembra di sentire il profumo delle rose. È buonissimo.

Allora eccomi a ritrattare le mie paure davanti a un Giambattista Valli.

È lui, l’abito dei miei sogni e forse il compromesso perfetto a suggellare un amore.

Sì, lo voglio.



 
 

Post recenti

Mostra tutti
My Vagina My Pleasure

Sono le cinque del pomeriggio e tra una mail e l’altra dentro di me si è assemblato un pensiero. Non è un pensiero così poi recente,...

 
 

bottom of page